#111 - 17 novembre 2014
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Parchi e oasi dello spirito

Monte Velino - l'Aquila

Santa Maria in Valle Porclaneta

Dall'anno 1000 - sorta in linea benedettina,
con stili semplici tra romanico e bizantino

di Dante Fasciolo

Santa Maria in Valle PorclanetaSanta Maria in Valle Porclaneta

Con molte probabilità era l’anno 1048 quando sulle pendici del monte Velino, un certo Niccolò non meglio identificato, mise mano alla costruzione di una chiesa e di un complesso conventuale, sulla linea benedettina, e inseguendo uno stile semplice ma con riferimenti romanici e bizantini.

Santa Maria in Valle PorclanetaSanta Maria in Valle Porclaneta

Alterne vicende storiche incrociarono la chiesa in questione dedicata a Santa Maria in Porclaneta, siamo ai tempi delle rivalità tra Corradino di Svevia e Carlo d’Angiò, dei Conti dei Marzi e il potere dell’Abbazia di Farfa…oltre, ecco entrare in scena la famiglia Colonna, la rivendicazione regia nel 1765, la distruzione del monastero, che dovette aspettare il 1931 per i restauri, ahimè molto grossolani.

Santa Maria in Valle PorclanetaSanta Maria in Valle Porclaneta

Nonostante si siano del tutto perse le tracce del monastero e quasi del tutto quelle del chiostro, la chiesa ha conservato il suo originario impianto benedettino, caratterizzato da una spazialità semplice ed essenziale e da una decorazione plastica di altissima qualità.
L’organismo consisteva in un’aula rettangolare conclusa da un’abside semicircolare e divisa in tre navate da possenti pilastri posti a sostegno di arcate a tutto sesto. Al di sotto della zona presbiteriale furono ricavati gli ambienti ipogei della cripta, voltata a botte. Dell’impostazione primitiva della chiesa si conserva solo il braccio destro (la parte sinistra crollò durante la campagna di lavori del 1931)a cui fu aggiunta una navatella ad un livello leggermente inferiore. Lo schema planimetrico, ampiamente sperimentato in ambito cassinese, subì un processo di adeguamento alle formule iconografiche del mondo benedettino.

Santa Maria in Valle PorclanetaSanta Maria in Valle Porclaneta

Due iscrizioni incise sui fianchi dei pilastri dell'arcone d’ingresso ricordano i protagonisti di questo rinnovamento: il donatore Berardo di Berardo e l’esecutore Maestro Niccolò.
La decorazione architettonica del tempio consiste nei pittoreschi capitelli dei pilastri, vigorosamente scolpiti a raffigurare elementi geometrici, vegetali, zoomorfi e figure umane intrise di profonde simbologie (inerenti alla prima fase architettonica, realizzati verosimilmente dagli scalpellini che collaboravano con Niccolò) e nella cosiddetta “cornice benedettina”: un motivo decorativo d’ispirazione campano-abruzzese (applicato come collarino di pilastri, o come abaco sui capitelli, o come capitello di lesene) legato alla ripresa classicista promossa dall’abate cassinese Desiderio . I frammenti della recinzione presbiteriale della chiesa (gli unici ad essersi conservati in Abruzzo, insieme all’iconostasi di San Pietro di Albe) possono altresì essere inclusi in un gruppo di sculture inerente al primo quarto del XII secolo, caratterizzato dalla resa marcatamente lineare di tralci “a canna”, posti ad inquadrare foglie e frutti. A quest’apparato esornativo si aggiunse, sul finire del XIII secolo, la splendida decorazione della cortina muraria dell’abside poligonale, in cui si possono ravvisare molteplici punti di contatto con la facciata della chiesa di Santa Giusta di Bazzano e, soprattutto, con le coeve costruzioni lombarde. Elementi di maggior spicco del tempio abruzzese sono tuttavia da riconoscere nel ciborio e nell’ambone firmati nel 1150 da Roberto, che lavorò in collaborazione con Nicodemo.
Sia l’ambone (posto ancora nella sua collocazione originaria) che il ciborio sono caratterizzati da un gusto calligrafico desunto dagli ornati della miniatura, che concede tuttavia ampio spazio ad articolati ed appassionati temi narrativi.
Secondo quanto riportato nel libro "La Rivelazione dell'Aquila" di Ceccarelli e Cautilli, prendendo spunto dalle teorie della scrittrice Maria Grazia Lopardi sulla famosa battaglia del 23 agosto 1268 (impropriamente chiamata di Tagliacozzo da Dante Alighieri nella sua Divina Commedia, in realtà combattuta bei pressi di Scurcola Marsicana), la Chiesa si lega ai misteri legati ai Cavalieri del Tempio, alla Città dell'Aquila, che ha a sua volta forti connessioni con la città santa di Gerusalemme, ma soprattutto al mistero su cosa abbia spinto la popolazione aquilana a tradire i suoi fondatori svevi per appoggiare gli angioini di Carlo I D'Angiò.

Santa Maria in Valle PorclanetaSanta Maria in Valle Porclaneta

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