#215 - 7 aprile 2018
AAAATTENZIONE - Cari amici lettori, questo numero rimarrà  in rete fino alla mezzanotte del 31 LUGLIO PER LASCIARE IL POSTO AL N° 354 GIOVEDI' 1° AGOSTO. BUONA LETTURA A TUTTI . Ora ecco per voi un po' di SATIRA: Il Paradiso lo preferisco per il clima, l'Inferno per la compagnia (M. Twain) - Quando le cose non funzionano in camera da letto, non funzionano neanche in soggiorno (W.H. Masters) - L'intelligente parla poco, l'ignorante parla a vanvera, il fesso parla sempre (A: De Curtis) - Il sesso senza amore è un'esperienza vuota, ma tra le esperienze vuote è la migliore (W. Allen) - Per alcune cose ci vuole tanta pazienza, per tutte le altre c'è la gastrite (L. Limbus) - Non avere un pensiero e saperlo esprimere: è questo che fa di un uomo, un giornalista (K. Kraus) - Le banche ti prestano denaro, se puoi dimostrare di non averne bisogno (B. Hope) -
Cinema

Da Africa - Rivista dei Missionari Padri Bianchi

Contromano

Pessimo il film di Albanese sull’immigrazione

Recensione di Simona Cella

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La commedia italiana è in crisi, ma quando la commedia decide di occuparsi di immigrazione la crisi si trasforma in catastrofe. Contromano, il nuovo film di Antonio Albanese, ne è la prova. Un film piatto, noioso e, ancor più grave, zeppo di stereotipi buonisti.

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Partiamo dalla storia: Mario Cavallaro cinquantenne abitudinario è proprietario di un negozio di calze nel centro di Milano. Mario ama l’ordine, la precisione, la puntualità, il rispetto. La sua filosofia di vita si riassume in un unico concetto: ognuno al proprio posto. La sua unica passione è un orto sul terrazzo della sua abitazione. Il suo equilibrio vacilla quando il vecchio bar viene venduto ad un egiziano e davanti al suo negozio arriva Oba, senegalese venditore di calzini. Mario decide di rapire Oba per riportarlo in Senegal. Oba si fa accompagnare dalla sorella, Dalida, che ovviamente sorella non è ….

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Inizia così un on the road all’insegna della noia che vorrebbe avere il ritmo di una commedia degli equivoci ma si trascina invece in un infilata di situazioni prevedibili appesantite da battute ancora più scontate.

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La storia fa acqua da tutte le parti e la recitazione, compresa quella di Albanese, non aiuta. Ciliegina sulla torta la ricostruzione di un fintissimo villaggio senegalese dove tutti sorridono, zappano la terra e ovviamente ballano e suonano tamburi. Tutto è bene ciò che finisce bene… Albanese, in un’intervista dichiara di aver fatto i provini in Francia perchè in Italia non esistono professionisti afrodiscendenti….

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Questo la dice lunga sulla superficialità di un certo cinema italiano che decide di parlare di un tema di attualità (l’immigrazione, in questo caso) senza fare un minimo sforzo di ricerca. La Francia è piena di ottimi attori di origine senegalese, difficile comprendere la scelta di due interpreti non brillanti che oltretutto tra di loro parlano francese… Ridere con intelligenza sul problema dell’immigrazione di questi tempi può essere molto difficile in italia. Meglio lasciar perdere.

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