Palazzo della Cultura - Caprarola (Viterbo)
Oltre il confine
Magia, medicina e spiriti migranti in Africa
Una mostra fotografica - fino al 7 febbraio
Di Massimiliano Troiani
Nell’ambito del fenomeno dei popoli migranti, in particolare quelli provenienti dal continente africano, viene dedicata grande attenzione ai problemi economici e sociali che queste comunità portano con sé, ovvero un insieme composto di tragedie e speranze.
Quando si parla di integrazione, però, c’è un altro aspetto che non viene quasi mai affrontato con la dovuta profondità , quello che potremmo definire il “bagaglio metafisico” delle persone migranti, ovvero tutto ciò che concerne la credenza nel mondo degli spiriti e degli antenati che, nella mentalità africana, non è mai disgiunto - per esempio - dalle problematiche inerenti la salute mentale e fisica (due concetti, anche questi, mai separati).
L’immigrato porta con sé un immaginario e una serie di culti e credenze che poi, a contatto con la cultura occidentale, dovrà abbandonare o quantomeno mettere da parte, camuffare.
La mostra cerca di avvicinare le “diverse” Afriche e le differenti sfaccettature della metafisica delle varie etnie. In quel contesto la sanità (la salute) non separa mai anima e corpo e, in quell’ universo, gli spiriti insieme a potenze e forze della natura costituiscono la dimensione magico-religiosa fondamentale in ogni istante della vita, individuale e sociale.
In Africa, in quasi tutte le sue latitudini, la sanità organizzata con i classici ospedali e dispensari, non può escludere la presenza della medicina tradizionale che fa riferimento a una saggezza infarcita di miti, riti e legami indissolubili tra visibile e invisibile.
Gli spiriti assistono in sala operatoria e nelle visite in corsia.
In molti paesi, le malattie vengono concepite e categorizzate in modo diverso dalla medicina occidentale, cosicché non c’è una traduzione univoca per certe malattie; anche le cause delle malattie sono ben diverse da quelle considerate dalle terapie occidentali.
Arrivati nel cartesiano mondo occidentale (ci si passi il termine) che da secoli separa mente e corpo, materia e spirito, come si trasforma l’approccio a tale mentalità da parte dei nuovi arrivati?
E c’è qualcosa che la secolarizzata cultura occidentale può apprendere da questo contatto con “l’altro” ma, soprattutto, è questa disposta ad ascoltare e tentare di comprendere, senza “piegare” ai suoi schemi, ciò che forse viene rimosso troppo frettolosamente dal proprio percorso spirituale e culturale?