#132 - 22 giugno 2015
AAAAA ATTENZIONE - Cari lettori, questo numero rester in rete fino alla mezzanotte di VENERDI 28 FEBBRAIO quando lascer il posto al numero 361. - Ora ecco per voi un po' di SATIRA: Il Paradiso lo preferisco per il clima, l'Inferno per la compagnia (M. Twain) - Quando le cose non funzionano in camera da letto, non funzionano neanche in soggiorno (W.H. Masters) - L'intelligente parla poco, l'ignorante parla a vanvera, il fesso parla sempre (A: De Curtis) - Il sesso senza amore un'esperienza vuota, ma tra le esperienze vuote la migliore (W. Allen) - Per alcune cose ci vuole tanta pazienza, per tutte le altre c' la gastrite (L. Limbus) - Non avere un pensiero e saperlo esprimere: questo che fa di un uomo, un giornalista (K. Kraus) - Le banche ti prestano denaro, se puoi dimostrare di non averne bisogno (B. Hope) -
Ambiente

Si affaccia con forza un nuovo ordine geopolitico

La nuova Via della Seta

una nota di Giorgio Nebbia

La nuova Via della SetaLa nuova Via della Seta

Ha avuto, a mio parere, limitato rilievo, l’incontro a Mosca, in occasione dei 70 anni della loro vittoria contro il nazismo e il Giappone, degli “imperatori” della Russia e della Cina. Non sono, naturalmente, degli imperatori in senso stretto, perché sono eletti dalle rispettive assemblee: Vladimir Putin, presidente della Russia, e Xi Jinping, segretario generale del Partito Comunista Cinese, ma il loro potere è quello di capi di due potenze, imperiali dal punto di vista economico, che si contrappongono all’Occidente, inteso come Europa, Nord America e Giappone. Col vantaggio che i due grandi paesi confinano e rappresentano, di fatto, una grande unità geografica, politica ed economica che si stende dall’Ucraina, a ovest, all’Oceano Pacifico a est.

La nuova Via della SetaLa nuova Via della SetaLa nuova Via della Seta

Una unità euro-asiatica, che comprende circa un terzo della popolazione mondiale, in rapido aumento, persone affamate di merci, una unità intorno a cui gravitano le repubbliche asiatiche ex-sovietiche, terre ricche di materie prime, e dotata di un grandissimo potenziale scientifico e tecnico al servizio dell’economia. Nel corso dell’incontro di Mosca i due capi di stato hanno gettato le basi per una“nuova via delle seta”, riesumando il nome di una pagina della storia che ha avvicinato la Cina, già un paio di secoli prima di Cristo, ai popoli della “terra di Roma”, che i cinesi chiamavano Da Qin.

La nuova Via della SetaLa nuova Via della SetaLa nuova Via della Seta

I romani sapevano che, a oriente, esistevano ricchi stati, da cui venivano preziose e costose merci di lusso, come seta, ambra, profumi, spezie, zucchero, ma l’accesso a tali paesi era impedito da una invalicabile barriera costituita dai Parti e da altri popoli. Mentre “Roma” declinava come potenza, invecchiava ed era afflitta da debolezza politica e militare, nell’Asia scorrazzavano, fra steppe, pianure, fiumi e montagne, popoli giovani, aggressivi, “barbari”, secondo la valutazione del mondo greco-romano, che svolgevano un ruolo di intermediari commerciali fra Oriente e Occidente. Nello stesso tempo la Cina godeva di un periodo di sviluppo tecnico-scientifico che destò l’ammirazione dei primi europei, mercanti o missionari, che riuscirono a raggiungerla dopo l’anno Mille.

La nuova Via della SetaLa nuova Via della SetaLa nuova Via della Seta

La via di comunicazione fra Oriente e Occidente era chiamata “della seta” perché la seta era la principale merce cinese desiderata dalle classi dominanti europee.
La “nuova via della seta” si propone di collegare con oleodotti e gasdotti, ferrovie e autostrade, i popoli produttori e consumatori di materie prime e di merci di cui le economie industriali dell’Occidente hanno disperato bisogno per la loro stessa sopravvivenza. Si tratta di carbone, petrolio, gas naturale, minerali di ferro e di altri metalli, fra cui quelli indispensabili per l’industria elettronica civile e militare, per le macchine solari e eoliche, per gli autoveicoli del futuro.
I governanti occidentali vanno ad implorare dai governanti degli stati euroasiatici accoglienza e trattamenti favorevoli per le industrie dei rispettivi paesi, le quali si offrono come costruttori di oleodotti, fabbriche, strade, autostrade e ferrovie, città e grattacieli. Imprese che hanno bisogno di soldi russi e soprattutto cinesi, che sono tanti e che stanno comprando tutto quello che possono, in Asia e anche in Europa.

La nuova Via della SetaLa nuova Via della SetaLa nuova Via della Seta

Nello stesso tempo i paesi euroasiatici emergenti, usano la ricchezza proveniente dalle loro materie prime per costruire università e centri di ricerca e per riscoprire e rivendicare con orgoglio la loro storia, quando, ai tempi del nostro Medioevo, possedevano industrie della tessitura, agroalimentari, della carta, motori eolici, impianti di irrigazione, quando avevano osservatori astronomici, scuole di matematici e fisici, soprattutto dopo la diffusione dell’Islam.
I commerci fra l’Asia e l’Occidente hanno avuto in passato e hanno oggi, profondi effetti sull’ambiente.
Nel Medioevo la diffusione attraverso l’Asia della coltivazione del gelso e della produzione della seta, della coltivazione della canna da zucchero e di molte spezie, ha modificato il paesaggio e l’ecologia dell’Europa e, poi, delle Americhe.

La nuova Via della SetaLa nuova Via della Seta

Oggi le miniere asiatiche di minerali di ferro, rame, zinco, cadmio, oro, lasciano colline di detriti anche radioattivi, le fabbriche metallurgiche e chimiche immettono nell’aria fumi tossici.
Effetti ambientali negativi, ma anche effetti positivi perché la produzione e l’uso di alcuni “nuovi” metalli, come quelli delle “terre rare”, forniscono gli strumenti per lo sviluppo e la diffusione delle fonti energetiche rinnovabili e di tecnologie “verdi”.
Lentamente l’Europa sta dipendendo da paesi di cui non conosciamo né lingua, né storia, né geografia.

La nuova Via della SetaLa nuova Via della Seta

Mi sorprende che nelle nostre Università ci sia poca attenzione per questa transizione e per preparare i nuovi laureati a comprenderla. Proprio nell’ Università di Bari, della città che si è sempre considerata porta aperta verso l’Oriente, nel 1946 i fondatori del corso di laurea in Lingue e letterature straniere presso la Facoltà di Economia e Commercio inserirono nello statuto un insegnamento di “Storia del commercio con l’Oriente” che fu attivato nel 1961 e sopravvisse per una diecina di anni. Fu poi abolito quando il corso di laurea diventò Facoltà autonoma.
Eppure proprio la conoscenza della geografia economica e merceologica, ma anche della storia e della cultura dei paesi euroasiatici è essenziale per comprendere che cosa possiamo trarre da loro e che cosa possiamo offrire come conoscenze tecnico-scientifiche; una grande sfida per giovani studiosi, per nuove occasioni di lavoro e di imprese e di affari.
Le nostre Università, soprattutto quelle italiane e meridionali, sapranno raccogliere tale sfida?

La nuova Via della SetaLa nuova Via della SetaLa nuova Via della Seta

AAAA ATTENZIONE - Cari lettori, questo giornale no-profit realizzato da un gruppo di amici che volontariamente sentono la necessit di rendere noti i fatti, gli avvenimenti, le circostanze, i luoghi... riferiti alla natura e all'ambiente, alle arti, agli animali, alla solidariet tra singoli e le comunit, a tutte le attualit... in specie quelle trascurate, sottovalutate o ignorate dalla grande stampa. Il giornale non contiene pubblicit e non riceve finanziamenti; nessuno dei collaboratori percepisce compensi per le prestazioni frutto di volontariato. Alcune fotografie e immagini presenti sono tratte da Internet e Face Book , e quindi valutate di pubblico dominio. Se i soggetti o gli autori fossero contrari alla loro pubblicazione, possono segnalarlo a dantefasciolo@gmail.com in modo da ottenerne l'immediata rimozione. Buona Lettura a tutti. grazie.