La difficile composizione italiana
Lavori si e no
di Amanzio Possenti
Si stenta a credere che a fronte di un milione e mezzo di non occupati il settore Commercio lamenti il fatto di oltre 250 mila posti di lavoro non coperti, dalla ristorazione all’ambito turistico. Non si trovano le figure professionali idonee (e ricercate) con danno alle imprese; queste, in assenza del personale richiesto, non possono svolgere appieno le rispettive attività e ne risente l’economia nazionale.
Nonostante la ricerca di quella manodopera sia affidata a molteplici iniziative promozionali, quei posti di lavoro, liberi, non incontrano riposta risposta adeguata. Connesso è il problema della qualità richiesta dall’imprenditore al lavoratore, ovvero la professionalità che, mancando, vieta probabilmente condizioni di presenza.
Tra le cause della situazione si segnala la sempre più deficitaria natalità (sotto lo zero) che non consente la disponibilità alla formazione di giovani leve, una pretestuosità all’impiego in tipologie poco considerate affini o meritevoli di attenzione, infine la difficoltà di spostamento. Situazione per altro non del tutto sanata nemmeno dalla risposta di cittadini di origine straniera (minore rispetto alle attese) .
Si moltiplicano così a difficoltà il alcuni comparti del Commercio, dai camerieri nella ristorazione agli addetti alle pulizie delle camere negli alberghi, dai barman ai gelatieri, per semplicizzare il discorso. Nè si intravvedono soluzioni che siano in grado di sopperire o di ridurre il carico numerico delle non coperture: gli svantaggi sono da registrare.
Problema preoccupante che riguarda altri settori di maggiore quantità operativa e selettività, dove le assenze di addetti specializzati si fanno talvolta pesanti. Sarà bene che ci si pensi, dalla scuola (quella professionale soprattutto) ai sindacati, alle politiche attive, ad una gioventù adeguata alle esigenze e attualità dell’impegno lavorativo.
Se la denatalità può ridurre di molto le scelte nella dinamica della ricerca e rende importante il grado di competenza e il livello preparatorio dei giovani in cerca, per ora numericamente non allarmante rispetto alla totalità delle presenze lavorative (dal Nord, pur se meno piagato dal problema al Centro Sud con storiche ed oggettive difficoltà) ,i 240 mila posti che non trovano occupandi non devono passare inosservati: alla luce dei ‘perchè’ ,che non sarebbero legati al tema del salario quanto piuttosto al ‘no’ verso tipologie ritenute (erroneamente ) poco attrattive. Non se ne capiscono le motivazioni, né quanto siano sostenibili.