Trump verso Europa
di Amanzio Possenti
Dopo che la stampa europea e (soprattutto) italiana si sta chiedendo come sarà il secondo mandato presidenziale di Donald Trump divulgando le più disparate opinioni – approvazioni piene, critiche a metà, contestazioni vibranti, talvolta pregiudiziali o frutto di criteri politici europei che paventano scossoni nella democrazia americana - ecco due modeste osservazioni.
La prima. I governanti Usa, democratici o repubblicani, sono in primo luogo americani legati alla propria terra e alla Costituzione di Washington, culturalmente, politicamente e storicamente diversi da noi nella visione dei problemi, nel viverne gravità o urgenze, nell’organizzazione sociale e politica , nelle scelte e nell’individuazione di soluzioni, nella potenza militare.
Da Paese ‘super’, diverso dal nostro, con una democrazia saldissima. Se il nostro pensiero sottovaluta la straordinaria forza di quella democrazia ricca di pragmatismo, responsabilità, competenze e audacie economiche e dove la libertà è vissuta come elemento trainante e primario, rischiamo di ignorare un potenziale eccezionale.
Seconda osservazione. La burocrazia in quel Paese non esiste quasi; significa velocizzazione di tutto, i provvedimenti, varati e approvati, non incontrano indugi, si realizzano, senza perdite di tempo e di...dollari.
Trump preannuncia - con linguaggio anomalo nella tradizione Usa - criteri nuovi (e giunti sorprendenti, benchè comunicati nella campagna elettorale ) per un’America più ‘grande’ prevedendone ‘l’epoca d’oro’ dove l’impossibile ‘riesce meglio’.
Ne verificheremo effetti e risultati . Il mondo sta cambiando, avverte la presidente Ue, Von der Leyen, ‘ma l’Europa è pronta’.
Quali sviluppi nel rapporto Usa-Europa? In meglio o in peggio? Dipende solo dalle scelte da ‘uragano’ di Trump o anche dalle capacità di un’Europa più reattiva e unita?