#358 - 1 dicembre 2024
AAAAA ATTENZIONE - Cari lettori, questo numero rimarrà  in rete fino alla mezzanotte del giorno di sabato 31 maggio quando lascerà  il posto al numero 364 - BUONA LETTURA A TUTTI - Ora ecco per voi alcune massime: "Nessun impero, anche se sembra eterno, può durare all'infinito" (Jacques Attali) "I due giorni più importanti della vita sono quello in cui sei nato e quello in cui capisci perchè" (Mark Twain) "L'istruzione è l'arma più potente che puoi utilizzare per cambiare il mondo" (Nelson Mandela) "Io non posso insegnare niente a nessuno, io posso solo farli pensare" (Socrate) «La salute non è un bene di consumo, ma un diritto universale: uniamo gli sforzi perchè i servizi sanitari siano accessibili a tutti». Papa Francesco «Il grado di civiltà  di una nazione non si misura solo sulla forza militare od economica, bensì nella capacità  di assistere, accogliere, curare i più deboli, i sofferenti, i malati. Per questo il modo in cui i medici e il personale sanitario curano i bisognosi misura la grandezza della civiltà  di una nazione e di un popolo». Alberto degli Entusiasti "Ogni mattina il mondo è un foglio di carta bianco e attende che i bambini, attratti dalla sua luminosità , vengano a impregnarlo dei loro colori" (Fabrizio Caramagna)
Cinema

Per il mio bene

Mimmo Verdesca si è formato nel documentario (tra i suoi lavori “Alida” nel 2020 e “Sciuscià 70” nel 2016), prima di esordire nel lungometraggio con “Per il suo bene”.
Prodotto da Rodeo Drive e Rai Cinema, il film si presenta come un viaggio nei territori del femminile, della maternità, attraverso il racconto di tre donne.
Protagoniste Barbora Bobulova, Stefania Sandrelli e Marie-Christine Barrault, affiancate da Leo Gullotta e Sara Ciocca. Il copione è scritto dallo stesso Verdesca con Monica Zappelli e Pierpaolo De.

La storia. Giovanna è un’imprenditrice di successo, madre dell’adolescente Alida. Un giorno, dopo un malore, le viene diagnosticato un tumore al fegato; la sua unica possibilità è un trapianto da un familiare prossimo. La madre Lilia le comunica, però, di non poterla aiutare, svelandole una scomoda verità: non l’ha partorita lei. Giovanna così si mette alla ricerca della madre biologica, di colei che l’ha abbandonata alla nascita. Dopo una serie di ostacoli burocratici, riesce a risalire all’indirizzo di Anna…

Verdesca firma un film drammatico esistenziale, con pennellate mélo, di impianto classico. La cura formale è molto attenta, cesellando bene i personaggi femminili e le loro traiettorie: Giovanna, Lilia e Anna si trovano ad attraversare, parallelamente, un percorso di caduta e risalita. Le loro certezze vacillano e vecchie ferite si riaprono, spingendole ad affrontare traumi e demoni interiori. Un viaggio nella notte della disperazione, dove l’unico punto di luce è l’amore, l’amore madre-figlia, quello che tiene attaccati alla vita e spinge a lottare, a resistere nonostante tutto.

Supportato da ottime interpreti, il regista compone dunque un racconto dolente, intenso e raffinato, che non si accontenta del facile narrativo, ma prova a scavare in profondità nelle zone d’ombra dell’animo umano. Le donne di cui ci parla sono ferite, violate, ma non per questo si arrendono. A ben vedere, però, una di loro, nei volteggi finali, compie una scelta netta, un atto di ribellione al male e ai propri dolori; una scelta certamente sofferta, che si comprende ma non si può condividere.
Nell’insieme, il film possiede un passo elegante, lontano dalla banalità, che si farà apprezzare da un pubblico maturo.
Complesso, problematico, per dibattiti.

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