#358 - 1 dicembre 2024
AAA ATTENZIONE - Questo numero rimarrà in rete fino alla mezzanotte del 31 gennaio, quando lascerà il posto al numero 360. Ora MOTTI per TUTTI : - Finchè ti morde un lupo, pazienza; quel che secca è quando ti morde una pecora ( J.Joyce) - Lo sport è l'unica cosa intelligente che possano fare gli imbecilli (M.Maccari) - L'amore ti fa fare cose pazze, io per esempio mi sono sposato (B.Sorrel) - Anche i giorni peggiori hanno il loro lato positivo: finiscono! (J.Mc Henry) - Un uomo intelligente a volte è costretto a ubriacarsi per passare il tempo tra gli idioti (E.Hemingway) - Il giornalista è colui che sa distinguere il vero dal falso e pubblica il falso (M. Twain) -
curiosità

Micca o michetta

Scrivere e'...

... fare il pane con le parole

di Roberto Bonsi

Scrivere e'...

Sul pane si può scrivere o dire tanto e molto di più, tra aforismi, citazioni, proverbi, racconti e ricette varie. Il titolo che abbiamo inserito, non è altro che il … “via” per scrivere di e sul pane, ed è tratto da uno degli scritti - numerosi e seguitissimi - di Alessandro D’Avenia, il noto scrittore ed insegnante di lettere palermitano; frasi con le quali ci si avvia dunque a scrivere, significativa e simpatica metafora che sta ad indicare -”Quanto la vita è bella tra due fette di pane”, e ”Posso affermare che impasto per lavoro la meravigliosa farina della lingua italiana, e assaggio quasi da “professionista”, e senza risparmiarmi, il nostro cibo da strada, il più buono che ci sia”.
Sono assai numerose le tipologie della panificazione nostrana ed anche al di fuori del nostro territorio peninsulare, ma ora noi intendiamo, ed è anche il caso di dirlo, “mettere a fuoco” il nostro vivo interesse sulla michetta, il più storico e rappresentativo pane che da oltre tre secoli “regna” sovrano sulle tavole imbandite dei cittadini della Milano “da bere”, in quella pseudo “aristocratica” dei fruitori dei gran soldoni, quelli del Capitalismo all’italiana, e di quelli che purtroppo stentano ad arrivare come si dovrebbe, alla fine del mese.

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La michetta è un piccolo ma anche medio pane di forma rotonda, che di fatto è completamente privo della mollica interna. Esso è creato solitamente con un taglio a croce fatto nella parte superiore del pane stesso, e su questo taglio, che segna in questo modo molti altri pani, vi si narrerà a parte il suo preciso significato. Andiamo ora con ordine, in quanto ben si sa che questo particolare tipo di pane, con questo suo singolare nome è nato in quel di Milano, e la nostra michetta è perlopiù utilizzata per preparare dei panini, dividerli così a metà, e mettervi dentro qualsivoglia farcitura possibile, e qui la fantasia corre come … alla “grintosa partenza di un’auto da corsa”. La michetta tende però a perdere la sua freschezza e la croccantezza, solo poche ore dalla sua cottura. Da notare che in buona parte del nostro italico “Stivale” esiste e quindi si produce, un simil pane , in genere privo del … “cappello” centrale, che al suo interno non è affatto privo di una consistente mollica, e tal pane ha preso il nome di rosetta.

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Nella Milano di oggi, che oramai è una sorta di “melting-pot” di persone di varia natura e provenienza, e dove i nativi milanesi ed appartenenti dalla cosiddetta “settima generazione" in poi, sono diventati un manipolo di anziani, a volte disagiati e spesso malati. “Chi ghè pù nissun!”, questo si dice nel locale vernacolo, e così da tempo si dice o meglio si vocifera, al riguardo di questa popolazione così davvero autoctona, che di fatto, e scusate il “gioco” di parole è per l’appunto pressoché sparita e al suo riguardo è anche oltremodo sparuta. Nel corso del Secolo XVII° o meglio dire, nel corso del Settecento, in terra lombarda vi fu l’occupazione delle truppe austro-ungariche, ed alcuni alti funzionari di quell’impero di allora, dalla loro patria alle terre occupate, portarono le loro autentiche prelibatezze culinarie. La stessa michetta, denominata anche rosetta (n.d.a.: come abbiamo enunciato qualche riga più su), un pane nato a Roma, dove è chiamata anche ciriola, ed è diffusa in buona parte della nostra “bella Italia”.

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Torniamo però alla nostra buona michetta, che non è altro che il diminutivo di micca. Questa sua prima definizione, sta a significare il termine lombardo “briciola”, ed il tutto deriva dalla parola tedesca: "Kaisersemmel", nome di un pane che pare sia ancora molto comune a Trieste, città dai numerosi connotati di origine “mitteleuropea” Questa parola tradotta in lingua germanica, vuol dire: “Semola”, ed il suo richiamo “fonetico” fa comprendere ciò, ma vuol dire anche più semplicemente: panino. Infine il tutto, considerando “Kaiser” (n.d.a.: Imperatore), viene a completarsi come: “Il panino dell’imperatore”, mentre a Milano il suo termine michetta fu soprattutto uno dei mangiari della classe operaia di allora.
Si suole dire, pane e companatico, e solitamente il nostro panino lo si ricorda quasi con avido piacere con al suo interno la mortadella o “Bologna”, come si ama sempre definirla, e qui da tempo è nato un gran sposalizio ma anche un perfetto sodalizio, tra Milano e la città felsinea, in questo caso detta: La “Grassa”, per le sue eccellenze gastronomiche in questo più che mai succulento campo.

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Non sapete però che nella “frenetica” Milano, la michetta non è quasi più di casa, questo praticamente al pari di molte leccornie dolci e salate del gran desco tutto meneghino. Infatti i ristoranti e le trattorie della cucina locale non sono affatto diffusi e distribuiti sull’area in questione, in città e nel suo immediato “hinterland”, questo come si dovrebbe, per una vera e propria cucina territoriale realmente “degna e fortemente “abbinata” a questo nome. Insieme alla michetta stanno scomparendo e sono ormai definitivamente anche fuori menù, molti cibi che non sono più sulle tavole dei pochi milanesi rimasti, e non solo. Chi scrive pensa per un attimo alla sua famiglia, che ogni qualvolta seppur con un pò di fatica nel riuscire a trovarle, riesce ad acquistare le michette, constatando che per la maggior parte non possiedono più la più vera e coinvolgente bontà dei bei tempi andati. Oggigiorno si trovano pure con al loro interno la mollica, e come scritto sopra, hanno le stesse dimensioni di formato piccolo oppure grande. Noi in famiglia, togliamo quella che finora abbiamo presentato come “cappello”, e che ad ogni modo possiamo definire con il termine: “calotta”, e dentro vi poniamo ogni “ben di Dio”, questo come si suol dire. Una gustosa “parmigiana di melanzane", dei salumi di ogni tipo, ed altro ancora, a seconda di quel che è rimasto nel frigorifero o a seconda dell’estro culinario della cuoca e vivandiera di cucina , in questo caso, la moglie … . La michetta elaborata in questo modo assomiglia moltissimo al famoso “Cibo da strada” napoletano, conosciuto con un termine che proviene dalla … lingua napoletana, e questo “street food" dal sapore partenopeo risponde al nome di ‘u cuzzetiello (Marenna), detto anche la “merenda del manovale”. In questo caso il pane occorrente è il Cafone, un pane più che mai campano.

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La michetta, il nostro tipico pane “soffiato” o “aereo” è più che mai celebrato, e vi si mette a conoscenza, che in un museo illustre come quello del Novecento di Milano è in esposizione permanente una tela ricoperta da file di tondeggianti michette ricoperte dal caolino. Il titolo di quanto esposto, che possiamo ben dire di appartenere al contesto della “pop-Art “, è: “Achrome”, e l’autore è l’ artista Piero Manzoni, già autore della famosissima:”Merda d’artista” da tempo esposta in quel di Milano, nella struttura museale di San Fedele, almeno come opera “no.1”.
Naturalmente anche la michetta come ogni pane che si rispetti è costituita dalla "Biga", un composto di farina, lievito e acqua. La Mica o Michetta è un panino a forma di rosa, e da qui anche il nome: rosetta. Ha un peso di 50-90 grammi all’incirca, ed un suo peculiare difetto è che se la sua naturale flagranza non viene di seguito ben conservata, lo stesso pane, diventa un tantino molle, ed ha così una sua spiacevole consistenza gommosa, la quale di certo non è benefica e neppure opportuna per tutti coloro che soffrono di problemi di denti. Oltre i due riconoscimenti su citati, vi rammentiamo che c’è stato anche un grande autore, genovese di origine, l’architetto Gaetano Pesce (8 novembre 1939 - 3 aprile 1924), oggi più che mai sulla bocca di tutti, visto che chi per lui, i figli compresi, hanno fatto di recente installare una sua opera, nella Piazza del Municipio di Napoli, e che tanto fa parlare di sé, e vi si scrive del poco ordinario “Pulcinella”, che i più vedono con tanta ilarità come se fosse un grande membro virile, ma qui l’apparenza non inganna di molto. Ebbene egli è stato e rimane per sempre l’autore di un celebre divano con poltrona di “design” da lui creato nell’anno 2005, ed anch’esso cavo al suo interno e con un ampio alveolo grazie al quale fu “battezzato” con il nome di “Michetta”. Si è scritto sopra del perché nel pane, il più delle volte si fa o meglio si delinea un segno di croce nella parte superiore, dello stesso, proprio al centro dei suoi due “culetti” laterali, Il perchè è presto detto: - Ciò aiuta sensibilmente la sua lievitazione, ma è sopra ogni cosa un segno devozionale, ed Il pane era ed è il bene più prezioso per le genti di ogni epoca, la nostra compresa, ed era e resta un atto benedicente da farsi poco prima di infornarlo. Direttamente dai diversi libri di storia e di letteratura italiana sono anche passati il “panem et circenses" nell’antica Roma, e quello della rivolta del pane di manzoniana memoria, inserito del dodicesimo capitolo dei “Promessi Sposi” Per finire, secondo un proverbio di origine pugliese, “Chi vuol pane meni letame". "Mi-chet-ta", Viva lei …!!!.

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