#3456 - 3 febbraio 2024
AAAATTENZIONE - Cari amici lettori, questo numero rimarrà  in rete fino alla mezzanotte del 31 LUGLIO PER LASCIARE IL POSTO AL N° 354 GIOVEDI' 1° AGOSTO. BUONA LETTURA A TUTTI . Ora ecco per voi un po' di SATIRA: Il Paradiso lo preferisco per il clima, l'Inferno per la compagnia (M. Twain) - Quando le cose non funzionano in camera da letto, non funzionano neanche in soggiorno (W.H. Masters) - L'intelligente parla poco, l'ignorante parla a vanvera, il fesso parla sempre (A: De Curtis) - Il sesso senza amore è un'esperienza vuota, ma tra le esperienze vuote è la migliore (W. Allen) - Per alcune cose ci vuole tanta pazienza, per tutte le altre c'è la gastrite (L. Limbus) - Non avere un pensiero e saperlo esprimere: è questo che fa di un uomo, un giornalista (K. Kraus) - Le banche ti prestano denaro, se puoi dimostrare di non averne bisogno (B. Hope) -
Attualità

Recenti casi di cronaca accentuano il problema

I social

di Amanzio Possenti

I social

So di non dire cose nuove, ma sento che il ’problema social’ – tecnologia che pur presenta aspetti positivi nel confronto di opinioni - ha bisogno di essere “ri-osservato” alla luce di alcune evidenze negatrici della funzione del dialogo.
Accade che talvolta lo web-social divenga territorio di grave indifferenza ai valori del rispetto e dei diritti altrui, sotto la ‘protezione’ dell’anonimato, magari fra insulti e affermazioni inaccettabili.
E’ argomento riportato all’attualità dalla morte tragica di una ristoratrice lodigiana, circa ipotesi di eventuali connessioni sulle quali sono in corso indagini.
Tutti – a cominciare da noi giornalisti e comunicatori, che pure possiamo sbagliare, ma ‘paghiamo’ le conseguenze - abbiamo bisogno di regole di comportamento, che per stampa e Tv esistono già (dal codice penale alla autoregolamentazione) e sono essenziali per la qualità e la responsabilità di una seria informazione.
C’è bisogno tuttavia, nel caso dei social divenuti presenza diffusa, qua e là ‘famelica’ o giustizialista , di una educazione responsabile e massima alla civiltà dei rapporti, in ogni scritto o dichiarazione, non dimenticando la dignità delle persone delle quali si parla. Ne deriva la necessità categorica di fare del rispetto – e della informazione fondata; no assoluto alle ’fake news’ - la fonte autocontrollata ed equilibrata della circolazione di un pensiero o di una opinione.

I social

Mentre è incontestabile e permanente la libertà di espressione, va ribadito che essa finisce laddove inizia quella altrui, meritevole di piena attenzione. La gravità di certi interventi ’social’ scatta quando non si considera che le offese non sono mai accettabili: un conto è esprimere opinioni, altro è rifugiarsi nell’anonimato per colpire.
Mancando sui social una disciplina comportamentale, occorre affidarsi al buon senso e alla sensibilità di chi ci scrive.
E’ possibile? Con quale garanzia? L’uso scorretto non può diventare un porto franco per linguaggi-tritacarne.

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