Il teatino e la rivisitazione dello studioso Alberto Sana
Alberto M. Ambiveri
di Amanzio Possenti
Cercava di dare una dimensione accurata e conoscitiva alla figura di un frate barbuto sconosciuto, raffigurato in una immagine accanto a Fra Cristoforo, immortale personaggio de ‘I Promessi sposi’: chi era quel personaggio ignoto, notato nella riproduzione retrostante la figura di Lucia sulla copertina di un’edizione di anni fa del romanzo di Alessandro Manzoni?
Se lo è chiesto con il proposito di accertarne identità e storia il professore Alberto Sana - docente di lettere al Liceo Weil di Treviglio, residente a Verdello(Bg) , con particolare esperienza sul Seicento – il quale, volendo vederci chiaro, ci si è messo di buzzo buono nella ricerca. Recentemente, ecco la scoperta inaspettata, grazie al ritrovamento di un libro - ammuffito tra gli scaffali di biblioteca - edito nel 1683 ’in Venetia’: il volume riguarda non un presumibile (come si pensava) frate cappuccino bensì il teatino Servo di Dio D.Alberto Maria Ambiveri, bergamasco, madre di Caravaggio e papà di Bergamo, che passò i 33 anni della vita beneficando il prossimo, curando e guarendo i malati, compiendo miracoli nel nome di Dio, scacciando demòni, sfuggendo con assoluzione alla Inquisizione e diventando ‘il taumaturgo della Geradadda.
Sana, nel proporsi di pubblicare, con interventi suoi, quello che definisce ‘l’opuscoletto’ edito a Venezia 339 anni fa (e per ora riproposto in book), introduce quel testo storico con una preziosa ed ironica presentazione, sia raccontando il ‘come’ del ritrovamento sia riferendo dati sulla figura del teatino Ambiveri, del quale ricorda che, nonostante fosse stato un protagonista del suo tempo, nessuno lo abbia mai tramandato.
In effetti è una storia inedita, ricca di curiosità e di azioni miracolistiche, vissuta nella Geradadda bergamasco-lodigiana-cremonese.
Si racconta anche di un miracolo che suscitò profondo coinvolgimento, avvenuto fra la sera – quando frate Ambiveri benedisse e invocò la potenza del Signore su una donna affetta da gravi disturbi, fra i quali la fuoriuscita di un osso da un braccio - e l’indomani mattina allo spargersi fra la popolazione della notizia della improvvisa e prodigiosa guarigione. Con l’osso rientrato nella sede naturale.
Ambiveri - racconta Sana - morì a 33 anni a Lisbona mentre si apprestava a recarsi ‘missionario apostolico nelle Indie Orientali’ per diffondere la dottrina di Cristo, così come ne scriveva nel volume su Ambiveri ‘cherico regolare teatino’, l’autore dell’epoca, fra Bonifacio Bagatta dello stesso Ordine di Ambiveri.
Dal recupero storico effettuato da Alberto Sana emerge la figura di un personaggio straordinario, ignorato per secoli, mentre la sua presenza taumaturgica ne aveva fatto un protagonista del Seicento.