#270 - 19 settembre 2020
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Arte

Pensiero Parola Colore

Roma, inaspettatamente

Roma, inaspettatamente

Di Filippo Parodi

Dopo un lungo periodo passato a ritrarre montagne sono tornato a dipingere Roma, sempre bella ma che caldo!..
Mi sono fermato a piazza Navona in un giorno di nuvole nere, poi sono sceso sul greto del Tevere per ammirare la bella barca dei romani dedicata al dio della medicina. Il cielo era senza nuvole ma anche senza il sole che da rilievo alla bellezza.
Ho sostato per molto tempo per cercare la bellezza senza contrasti, sfumata, delicata come una dama del 700. Non so se ci sono riuscito, però ci ho provato.

Roma, inaspettatamente

Una mattinata a piazza Navona, Sant'Agnese al sole prima del temporale.
Ho quasi fatto un tuffo con Nettuno per gustarmi il quadro delle nuvole scure intorno alle torri di Sant'Agnese in Agone. C'era una luce incredibile: il sole colorava il prospetto della chiesa e le nuvole del temporale romano accerchiavano le emergenze architettoniche facendo risaltare le zone in luce e accompagnandosi dolcemente alle ombre per mitigare i contrasti dei particolari.
Sullo specchio d'acqua i riflessi di grigio confusi con pennellate di sole, sulla piazza improbabili toni caldi sulle pavimentazioni illuminate a contrasto con i grigi delle zone in ombra.
Molta gente, percepita come piccole macchie di colori sfumati lasciando ai primi piani la descrizione di visitatori intenti a rispettare il loro ruolo e la presenza scenica. Una signora con telefonino snobba la bellezza marmorea e si concentra su importanti messaggi telefonici; una famiglia classica composta di mamma,papà e figliolo è intenta a osservare e si prepara per la foto di rito; due signori un po' anziani e provati hanno terminato la visita e si allontanano lentamente verso la Fontana dei Fiumi.
Nessuno è preoccupato per l'imminente temporale: la piazza sarà bella anche sotto la pioggia che renderà lucide e pulite le statue, poi tornerà il sole.

Roma, inaspettatamente

L'Isola Tiberina, quando manca il sole.
Lungo il Tevere, sulla riva sinistra, di fronte al Ponte Rotto, quando il sole non ha creato ancora la luce e le ombre.
C'è un'aria sospesa, di attesa, e il fiume non è più biondo ma riflette colori di cielo stemperati dal movimento dell'acqua che gioca con macerie antiche. Fa da quinta alla scena dell'Isola Tiberina il Ponte Rotto con la sua arcata fratturata e aperta al sole che manca.
L'Isola, con i due ponti che la legano alla città è una barca che corre all'infinito lasciando intorno a sé scie di spuma bianca e sembra portarsi tutta la città in una corsa nei secoli infiniti.
C'è silenzio, è come se la città fosse addormentata in attesa del sole, ma in alto, sopra i muraglioni si sentono rumori di auto che si muovono nel traffico già intenso, accelerano, frenano e intonano un canto stonato che supplisce alla voglia di correre, con strazianti acuti di clacson.
La pavimentazione delle banchine che segnano il letto del fiume, è sconnessa e l'erba spontanea sta scalzando gli stangoni di travertino che guardano l'acqua che corre via, sempre diversa e sempre uguale.
Il fiume con l'ultima piena ha lavato le banchine lasciando un limo sottile che nasconde e uniforma, da questa spiaggia solitaria è possibile godersi, in tutta calma, il campanile di San Bartolomeo e la tolda della nave che ospita alberi veri.

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