#238 - 13 aprile 2019
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Televisione

Televisione, gioia e dolore

Zapping

Frammenti semiseri di cronaca televisiva

di Luigi Capano

Un dito fugace sul telecomando ed eccoci nuovamente nel cerchio magico della TV.
Si fa un gran parlare di politica in questi giorni e l’attenzione, quindi, naturalmente si appunta sui tele-notiziari e sui vari talk show.
Le promesse del governo, tra mille contrasti, in qualche modo cominciano a quagliare e fioccano leggi e leggine che animano, con un certo tumulto in verità, gli ormai numerosi salotti televisivi. Tra tutte, fa scintille la legge sulla legittima difesa - fortemente voluta dal ministro Salvini – che sembra avere un effetto scatenante sui politici di entrambi gli schieramenti oltre che sul pubblico degli intervistati.

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Da sinistra si paventa una maggior circolazione delle armi da fuoco con tutti i rischi che ne conseguirebbero; da destra si sancisce la”sacralità” delle mura domestiche: se un individuo decide di entrare proditoriamente in casa altrui si assume anche la responsabilità, automaticamente, di mettere in gioco la propria vita.
Non ci dispiace – lo confessiamo – la messa in crisi del principio astratto della proporzionalità della pena, un principio oltremodo balordo che è stato per decenni un pilastro della giurisdizione e temiamo lo sia ancora. La proporzionalità è un’approssimazione grossolana - estrapolata dall’abc della matematica e della logica formale - che comporta un grado di astrazione davvero molto spinto. Anche a voler ridurre l’uomo all’essenzialità di un tubo digerente, la proporzione lineare tra il cibo ingerito e la massa fecale espulsa richiederebbe un numero cospicuo di “condizioni al contorno”. Figuriamoci quando ad essere coinvolta fosse l’intera compagine psicofisica!

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Giunge notizia delle bacchettate (con aggiunta di richiesta di dimissioni) ricevute a Bruxelles dal Presidente del Parlamento Europeo Antonio Tajani per via di un’intervista radiofonica in cui l’ingenuo politico forzista dichiarava che Mussolini “ha fatto anche delle cose positive” scatenando indignazioni a destra e a manca e vedendosi quindi costretto a fare aperta professione di antifascismo. Siamo alle solite. Che sia stato fatto anche molto di buono durante il fascismo è verità storica. Basterebbe riuscire a collocare il “famigerato” ventennio su un piano preter-ideologico, per così dire. Ma la verità storica può rivelarsi - come nel caso dell’ingenuo Tajani, strapazzato come un bimbo cattivo – un madornale errore politico. Si ha l’inquietante impressione che ancora oggi – e sono passati decenni – non appena si nomini il Fascismo, si rinnovi, nel torbido, oscuro sottosuolo animico, la memoria irrisolta di un sanguinario rito tribale: la sordida macelleria di Piazzale Loreto.

Facciamo una rapida incursione nel “Maurizio Costanzo Show” su Canale 5: il controverso Ministro dell’Interno e Vicepremier Matteo Salvini lascia la platea e saluta il pubblico con la consueta passerella rituale tra uno scroscio di applausi. “Non avevo mai visto, tra i tanti ministri che ho intervistato, che il pubblico si alzasse in piedi” commenta, pacatamente sorpreso, Maurizio Costanzo.

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In un altro talk show – se la velocità dello zapping non ci inganna, ci sembra di ricordare “Quarta Repubblica” di Nicola Porro su Rete 4 - sorprendiamo il giornalista Piero Sansonetti dichiarare con decisione “ Sono contro lo Stato etico. Io sono per lo Stato di diritto!” Come se le paroline “etica” e “diritto” avessero un significato chiaro e inequivocabile. Nonostante i torrenti di inchiostro profusi nei secoli per tentare di definirle o per lo meno di chiarirle! Mettiamo subito mano al telecomando e ci allontaniamo rapidamente da questo estemporaneo becchino del pensiero.

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