In occasione della Giornata Mondiale dell'Acqua: 22 marzo.
Ad una goccia d'acqua
Letter@perta di Dante Fasciolo
Ti incontro in ogni ora della giornata, e ti seguo;
e vivo con distratta assuefazione i gesti che accompagnano la tua presenza;
mentre leggo nella tua fisionomia i tratti della storia dell’Uomo sulla Terra.
Sei precipitata dall’Alto all’Alba della Vita insieme a miliardi di tue compagne,
hai confortato il respiro del suolo e ti sei rifugiata tra rocce materne,
e il tuo lento cammino ha dato senso al ciclo della tua rigenerazione.
Ti sei arricchita di nutrimenti salutari per gli uomini, gli animali e le piante,
e hai imprigionato le scorie dannose della loro vita spesso disordinata.
E hai sopportato pesi e responsabilità mantenendo una sincera vocazione al bene.
E’ vero, hai alimentato fiumi, laghi e oceani;
hai accarezzato i fiori dei prati, e maturato il grano dei campi,
ti sei immolata agli assetati, e hai curato le ferite della carne;
sei stata invocata e idolatrata secondo gli umori del momento,
ma pochi uomini hanno sentito il bisogno di proteggerti.
Nei secoli hanno viziato i tuoi sentieri, ti hanno frenata e imprigionata,
ti hanno costretta a servire interressi esclusivi,
e ti hanno abbandonata al tuo destino quando, esausta, non hai potuto più reagire,
e gonfia di veleni sei scivolata, tuo malgrado, nell’immenso mare,
in cerca di una purificazione capace di cancellare dal tuo cuore
la crudeltà dell’uomo che ti ha asservito con stupidità.
Hai ritrovato sollievo e autenticità fra leggere, aeree nubi fraterne,
e hai scorazzato per il cielo giocando tra i mulinelli dell’aria,
e hai sorvolato con gioia il saluto di spumeggianti onde oceaniche,
e hai sofferto vedendo deserti infuocati e aride zolle senza vita,
e bambini il fila al pozzo, per un secchio d’acqua fangosa:
unico “oro” per la vita mortificata di ogni giorno, di ogni ora
di un’esistenza che sprofonda nel baratro di sguardi attoniti,
privati della dignità e del sogno.
E allora sei di nuovo precipitata, e la foga della tua rabbia e della tua passione
ha sollevato l’onda, ha invaso la terra, ha violentato e distrutto.
Ti sei ribellata agli abusi, hai costretto gli uomini a guardarti in faccia,
e se anche ora ti hanno maledetto, hai ricordato loro che sei un “bene” per tutti,
e che nessuno ha il diritto di strumentalizzarti o farti proprietà esclusiva,
riconoscendo tuo unico padrone l’unicità del servizio
nella prospettiva della giustizia, della solidarietà, della pace.